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3 Novembre 2021
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Giornata mondiale contro la violenza sulle donne

Women pain closeup human awareness despair abuse


“Casa, luogo degli affetti primari, guscio accogliente e protettivo"



Relazioni che uccidono, storie di vittime e di carnefici


“Focolare domestico”, “casa dolce casa”, siamo certi sia sempre così?

Per tante, troppe donne, e per i loro figli, ancora oggi la casa è tutto fuorché il luogo nel quale sentirsi protette, nel quale finalmente godere dell’affetto dei propri cari e del meritato riposo.
Per loro, vittime di violenza domestica, la casa è una prigione nella quale vivono a stretto contatto con il loro aguzzino.
Quell’uomo che hanno scelto, che credevano le amasse e che invece non sanno mai se allungherà una mano per accarezzarle o per prenderle a schiaffi.

Uomini capaci di massacrare,

con pugni, calci, morsi, tirar loro i capelli fino strapparne intere ciocche, le donne che dicono di amare, quelle donne che ritengono di loro proprietà e che trattano come cose, come oggetti da poter rompere in mille pezzi.
I 1000 pezzi in cui ne frantumano l’anima e i desideri, prima, i 1000 pezzi in cui riducono i loro corpi, poi.

  • Che non tollerano la loro autonomia e indipendenza.

  • Che le odiano tanto quando provano a liberarsi dal loro giogo e che le odiano ancor di più quando ci riescono.

  • Che le umiliano con frasi indecenti.

  • Che le privano di tutto ciò che per loro è importante, la loro famiglia, le passioni, gli hobby, gli amici.

  • Che non amano vederle ridere.

  • Che non amano vederle felici del proprio lavoro, desiderose e capaci di studiare, ballare, cantare, dipingere, di esprimersi, di viaggiare.

La violenza domestica e di genere sono fenomeni trasversali,

potremmo dire quasi egualitari, indifferenti per età, nazionalità, condizione socio-economica e livello di istruzione di vittime ed aguzzini.
Sono fenomeni che mietono molte altre vittime oltre le donne che le subiscono: i figli ed i familiari di queste donne, impotenti quando le proprie mamme, figlie e sorelle, si ostinano a non cogliere i primi segni di pericolo, giustificano o negano le aggressioni ed il comportamento patologico di quell’uomo che vogliono a tutti i costi amare, impotenti quando quell’uomo li ha oramai per sempre privati della presenza vitale delle loro mamme, figlie, sorelle.

  • Figli e figlie che non conoscono il bello dell’amore di una mamma e di un papà innamorati, sereni, accudenti e rispettosi.

  • Figli e figlie che impareranno che si può essere solo vittime o carnefici.

  • Non basta più commemorare le vittime, non basta più accusare il patriarcato.

  • Quegli uomini sono figli tanto dei loro padri quanto delle loro madri.

  • Quegli uomini sono, spesso, l’espressione di un’educazione sbagliata, dell’odio verso sé stessi.

Non sono stati educati a riconoscere le proprie emozioni, i propri sentimenti, a dar loro un nome ed un contenuto, a capire quando e come contenerli e quando e come esprimerli, a capire come gestire la frustrazione dei propri voleri e desideri.

  • Che un uomo che soffre per amore, che piange, che ha paura, non è un debole.

  • A capire che la rabbia, la frustrazione, vanno affrontate, non sfogate.

  • Non sono stati educati al dialogo, al confronto, al rispetto di sé, al rispetto degli altri.

  • Non basta più commemorare le vittime, non basta più accusare il patriarcato.

  • Quegli uomini sono figli tanto dei loro padri quanto delle loro madri, ripeto.

  • Occorre, quindi, ri-educare i violenti, sono ancora troppo pochi i programmi ed i centri che se ne occupano.

Occorre, quindi, educare i nostri figli e le nostre figlie a vivere in modo sano emozioni e sentimenti: amore, rabbia, tristezza, gioia… insegniamo loro a riconoscerle e gestirle, ad impegnarsi per migliorare sé stessi e non per distruggere gli altri, a prediligere il dialogo al muro contro muro, ad accettare i no, a riconoscere i limiti da non travalicare, ad accettare la sconfitta e la frustrazione che ne deriva, facendone spunto per migliorarsi e non giustificazione per le proprie mancanze.

  • Occorre insegnare loro che i conflitti di idee, di opinioni, le incomprensioni, non giustificano mai la violenza.

  • Che le persone, gli amici, gli amori, non si possiedono e non ti devono possedere.

  • Che l’amore non mortifica, non percuote, non uccide.

Partiamo da qui.


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